CONSULENZA TECNICA DI PARTE
IN MATERIA DI SEPARAZIONE E AFFIDAMENTO DI MINORI
CONSULENZA TECNICA DI PARTE
IN MATERIA DI SEPARAZIONE E AFFIDAMENTO DI MINORI
In Italia, in seguito alla presentazione della domanda di divorzio – che può essere consensuale o giudiziale – in presenza di figli minorenni, il tribunale competente è tenuto ad esaminare gli eventuali accordi tra coniugi ed a stabilire le condizioni di affidamento della prole.
A tal fine, il giudice può avvalersi del supporto di un Consulente Tecnico d'Ufficio (CTU), da lui nominato, al quale è affidato il compito di fornire al giudice una valutazione tecnica imparziale. In ambito psicologico, ciò significa esaminare le competenze genitoriali, la qualità del rapporto genitori-figli e lo stato di salute psicologica degli adulti e dei minori coinvolti nella separazione.
Entrambe le parti in causa hanno la facoltà – ma non l'obbligo – di nominare un Consulente Tecnico di Parte (CTP). A differenza del Consulente Tecnico d'Ufficio, il CTP non è una figura super partes: egli opera, infatti, nell'interesse di una sola parte processuale, rappresentandola tecnicamente durante l'intero iter peritale.
Lo psicologo che assume il ruolo di Consulente Tecnico di Parte affianca quindi uno dei genitori nelle controverse giudiziarie, fungendo da mediatore tra quest'ultimo e il CTU. Partecipa alle operazioni peritali – come colloqui individuali o di coppia, osservazioni, somministrazione di test psicodiagnostici – offrendo valutazioni, pareri tecnici, osservazioni critiche e controperizie. Il suo compito è tutelare i diritti e gli interessi del proprio assistito, senza mai perdere di vista il benessere psicofisico dei minori coinvolti. È importante sottolineare che, pur essendo "di parte", la consulenza resa dal CTP deve sempre essere pro veritate, ovvero improntata alla verità, all'etica e all'obiettività.
In ultimo, il CTP può, in alcuni casi, assumere il ruolo di mediatore familiare, facilitando la comunicazione tra i genitori e aiutandoli a riconoscere e rispettare i vissuti emotivi, i bisogni e le aspettative reciproche. Questo lavoro di mediazione può contribuire ad evitare lunghi e conflittuali procedimenti giudiziari, favorendo la costruzione di un accordo condiviso, orientato alla tutela del benessere dei figli.
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